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A LUCCA DA GIOVEDÌ 31 OTTOBRE A DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019
BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee – FLASH FORWARD
VI^ edizione dell’altro festival del fumetto di Lucca
www.bordafest.noblogs.org
Tutti i giorni, a partire dalle 12:00 alle 00:00 – Mostra mercato delle Produzioni Sotterranee (gallerie del baluardo San Martino, ingresso in via Buiamonti)
Sabato 3 novembre concerto al Foro Boario in via per Camaiore 169
SOUNDS OF SUBTERRANEANS
Il BORDA Fest – Produzioni Sotterranee è l’altro festival del fumetto di Lucca. Un’iniziativa completamente autonoma, autogestita, autofinanziata e gratuita costruita da autori indipendenti e da realtà antagoniste e anticapitaliste lucchesi.
Tutti i giorni mostra mercato delle Produzioni Sotterranee presso le gallerie del Baluardo San Martino a Lucca. Ogni giorno live painting, dibattiti con collettivi e autori, presentazioni di fumetti, libri e fanzine. L’entrata, come la possibilità di esporre, è gratuita.
PROGRAMMA IN AGGIORNAMENTO
• • • • • • • GIOVEDÌ 31/10 • • • • • • •
Dalle 12:00 alle 00:00 mostra mercato delle Produzioni Sotterranee al Baluardo San Martino.
H17:00 – “AISTHESIS: Estetica, Underground e Auto-produzione”. Con Valerio Bindi.
Lo spettacolo della deformazione, della trasformazione, dello straniante, combinato con l’essenza nomade ed i corpi irregolari, più o meno volontariamente modificati e inespugnabili.
h19:00 – Presentazione di “VITA L’aborto in un paese civile” di Anna Cercignano.
Caterina Scannapieco, Eleonora Mizzoni (Obiezione Respinta) e Nicoletta Gini (Non Una di Meno LUCCA 2.0) dialogheranno con l’autrice.
Il racconto a fumetti autobiografico di Anna Cercignano (nato dall’esperienza di una interruzione di gravidanza in Italia) che diventa un punto di partenza per affrontare il tema dei diritti sessuali e riproduttivi nel mondo, intrecciando le storie individuali ai diritti umani universali.
Dalle 21:00 musica! Sounds of Subterraneans/ Borda!Fest 1 – Out Of The Law + Yva & the Toy George + Karima 2G
• • • • • • • VENERDÌ 1/11 • • • • • • •
Dalle 12:00 alle 00:00 mostra mercato delle Produzioni Sotterranee al Baluardo San Martino.
h17:00 – Borda!Zine #5 – FLASH FORWARD
Parte del CDA del Borda!Fest presenta l’ultima pubblicazione del festival: più di venti autrici e autori abbattono il foglio bianco e sprigionano le possiblità inerpicandosi in un viaggio grafico che attraversa tempolinee mai percorse prima, dall’oggi ai domani, fino ai futuri più remoti.
h18:00 – Presentazione di “Mister Morgen” di Igor Hofbauer – Mister Morgen (Tabularasa Tekè Gallery / Strane Dizioni / Bisso Edizioni Palermo, a cura di S. Dazzi e V. Baroni).
Relatore: Valerio Bindi. Interprete: Iva Stanisic.
Conversazione con Igor Hofbauer, illustratore e fumettista croato che ha raggiunto un successo internazionale grazie alla sua vasta produzione di illustrazioni, manifesti e comic strip.
h19:00 – Presentazione di “L’insurrezione che viene | Ai nostri amici | Adesso” del Comitato Invisibile (NERO Editions) con il traduttore Marcello Tarì. Dialogheranno con lui Marco Rouge e Mattia Leogatti. Inoltre il collettivo del BORDA! stimolerà il dialogo con la zine 2019 Flash Forward dedicata a presenti prossimi, futuri lontani, forme di vita e possibilità altre alternative al capitalismo.
Attraverso la sigla misteriosa del “Comitato Invisibile” si esprime una delle voci più incendiarie del pensiero politico contemporaneo, capace di impensierire governanti e polizie come di affascinare e pungere gli ambienti sovversivi. Una scrittura potente e spiazzante che mette a nudo l’annichilimento della vita e l’impoverimento delle relazioni prodotto dalla metropoli capitalista, opponendole la gioia delle rivolta e del senso di comunità ritrovata fra le barricate di quattro continenti.
Dalle 21:00 musica! Presto news.
• • • • • • • SABATO 2/11 • • • • • • •
Dalle 12:00 alle 20:00 mostra mercato delle Produzioni Sotterranee al Baluardo San Martino.
Nel pomeriggio live painting di ATEZ – MichiamoZeta.
h16:00 – Antonia Athena Leali presenta Outlaws fanzine nr.1 – Gender Panik.
Outlaws è una serie di fanzine autoprodotte che trattano temi politici espliciti. Dopo il numero 0 a tema no borders uscito nel 2019, Athena, ideatrice del progetto, ci presenta il secondo numero dal titolo “Gender Panik”: una riflessione critica sui paradigmi sociali etero-cis-normativi e su come l’ondata cattofascista e nazionalista attuale stia cercando di imporre con veemenza una visione pseudo naturale di famiglia, orientamento sessuale e identità di genere.
h17:00 – Icontro con Martina Schradi.
Federico Cacciapaglia dialogherà con Martina Schradi, fumettista berlinese conosciuta principalmente per “Oh, I see?! (Ach, so ist das?!) oh, è così che funziona?!” una raccolta di fumetti che raccontano la vita quotidiana e i quotidiani problemi delle persone appartenenti alla comunità LGBT*I.
Dopo aver mostrato con successo il suo lavoro, Schradi ha iniziato a viaggiare in giro per il mondo per tenere workshop e presentazioni dei suoi libri.
Questi incontri sono stati creati per informare le persone su come usare il linguaggio del fumetto per combattere i pregiudizi.
h18:00 – Presentazione di “P. La mia adolescenza trans” di Fumettibrutti.
Il secondo libro di Josephine Yole Signorelli, dopo Romanzo esplicito, alza la posta in gioco, decidendo di raccontare se stessa e la propria storia con brutale onestà. Ed è la storia di un’adolescente trans, negli “anni zero”, alle prese con la trasformazione del proprio corpo, sullo sfondo di scuola, vita familiare e sociale, droga, baby prostituzione in rete e amore.
La sera dalle 22:00 concerto al Foro Boario Sounds of Subterraneans / Borda!Fest 3- Tremenda Jauria + DJ SET w/ Tremenda Jauría
• • • • • • • DOMENICA 3/11 • • • • • • •
Dalle 12:00 alle 00:00 mostra mercato delle Produzioni Sotterranee al Baluardo San Martino.
h17:00 – Proiezione de “Il Corpo di Cristo” di AkaB 23 con Roberto Rup Paolini di CARBOLUCE.
Secondo lungometraggio di Akab (dopo Mattatoio presentato nel 2003 nella sezione Orizzonti del Festival del Cinema di Venezia), Il Corpo di Cristo racconta di una famiglia disfunzionale con il gusto del cannibalismo. Realizzato un anno dopo e proiettato al Festival Cinematografico di Bellaria, Akab riporta il suo personalissimo stile fumettistico sullo schermo, senza una violenza dichiaratamente splatter ma suggerita da una regia sporca e drammatica, filmata con una vecchia videocamera e un montaggio frenetico. Sempre con uno stile underground e con i forti contrasti che richiamano le chine delle sue graphic-novel.
Dalle 21:00 musica! Sounds of Subterraneans / Borda!Fest 4 – Dai/die610666 + Irtumbranda + BAD HONKO + So Beast
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????⏳???? FLASH FORWARD
Tema delll’edizione e della Borda!zine a fumetti
Partiamo da qui. Da ora.
La verità ha la struttura di una finzione, e l’inconscio del mondo è una lingua da interpretare e da comprendere. Dov’è meglio nascondere un cadavere? Su un campo di battaglia. Qual’è il miglior luogo per nascondere una foglia? Una foresta. Allo stesso modo, la cruda verità è nascosta in piena vista. Sappiamo per certo che se non ci liberiamo da questo zombie affamato, questa forza disgregante, questo soggetto inumano che chiamiamo Capitalismo, tra pochi anni sarà finalmente sazio nella sua brama di consumo. Avrà finalmente realizzato la sua fantasia latente, di mangiare sé stesso e inghiottire il mondo.
Sappiamo già tutti, non occorre ripeterlo, se non facciamo niente e pigramente ci abbandoniamo alle vite che ci offre il capitalismo, nel 2050 decreteremo la fine dell’umanità. Non sarebbe un’esagerazione dire che forse qualcosa non va. Occorre pensare, pensare il più possibile. Occorre pensare inventare e agire, bisogna trovare un nuovo paradigma su cui fondare le nostre vite, il nostro sostentamento. L’urgenza è reale, su questo non c’è più alcun dubbio. Qualcuno una volta ha detto che è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. Questa è una condizione. Una sorta di amnesia per il futuro. Possiamo ancora immaginare una tecnologia avanzatissima, ma non possiamo più immaginare che questa non resti appannaggio di pochi milionari, e che una volta che ci raggiunga sarà ridotta ad ennesimo gingillo digitale per un autocontrollo ancora più capillare. Questa condizione è una gabbia soffocante, ma una gabbia che forse comincia a mostrare delle crepe, degli spiragli di luce. Che quella luce sia una genuina via d’uscita o le fiamme ardenti dell’apocalisse ancora non ci è dato saperlo. Ma possiamo provare a rispolverare una facoltà che il mondo da più di quarant’anni non fa altro che dirci di buttare via: immaginare il futuro.
Eppure non sembra che manchino film, romanzi, serie TV e altri prodotti culturali e artistici che immaginano un futuro, prossimo o distante. Quanti di questi, però, non sono scenari postapocalittici, angoscianti distopie o veri e propri disastri? Quanti di questi, nella loro raffigurazione di un agghiacciante scenario futuro, non finiscono per creare una sorta di nostalgia per il presente, solo in virtù di quanto l’oggi è molto meglio di quel domani mostruoso che si contorce sullo schermo? Molti hanno osservato come alla graduale accettazione della democrazia liberale da parte delle sinistre istituzionali e alla lenta ma inesorabile repressione e marginalizzazione delle sinistre rivoluzionarie dagli anni Settanta in poi abbia corrisposto una “fine della Storia”, una sorta di cancellazione del futuro, le promesse di un mondo migliore si sono lentamente trasformate in fantasmi di ciò che avrebbe dovuto essere e una coltre depressiva avvolge e deforma la parola futuro, che ormai evoca soltanto sterili campagne di marketing di multinazionali di alta tecnologia, che non offrono molto se non una società del controllo ancora più sviluppata negli anni a venire.
In quanto festival delle Produzioni Sotterranee osserviamo anche con perenne frustrazione come ogni genuino guizzo creativo artistico e culturale che provenga dal basso, dalla musica fino alla moda, venga sempre più rapidamente assorbito, assimilato e rigurgitato sotto forma di opaca merce dall’industria dell’intrattenimento, sterilizzata da ogni potenzialità radicale. Siamo sempre più colpiti, sul piano collettivo come su quello dolorosamente individuale, dalla costante distruzione ad ogni occasione di tutti gli spazi pubblici, liberi e autonomi, in cui la produzione culturale e artistica sia liberata dall’esigenza di generare profitto.
Sempre più ambienti umani brillanti e culturalmente genuini sono fagocitati dal mercato avvoltoio. Aziende organizzatrici di kermesse, come Lucca Comics and Games e come tutti i grandi eventi capitalistici, si portano dietro, oltre alla mercificazione della produzione culturale, militarizzazione; controlli per entrare nella propria città; gentrificazione; case che si svuotano dei propri cittadini abitanti; affitti alle stelle; lavoro sfruttato. E’ giunto il momento di riprenderci il futuro, sia sul piano pratico e politico, ovviamente, che sul piano dell’immaginario, della produzione culturale, delle aspettative e dei sogni. Ad un primo sguardo, l’impresa appare ardua se non impossibile, ma se ci poniamo le giuste domande, si può trarre molto dall’immaginazione del futuro perché per farlo la coscienza politica e la sensibilità artistica agiscono come una sola entità.
???????????? COSA NON VOGLIAMO?
Iniziamo col domandarci che cosa sappiamo. Sappiamo perfettamente quale futuro non vogliamo. Certamente non vogliamo quello a cui i binari del presente sembrano portare, e la metafora dei binari non è del tutto casuale. Certamente non vogliamo quel futuro che, con pedante realismo, ci suggeriscono l’oroscopo dei sondaggi, il giornalismo astrologico, le quotazioni di mercato, la crescita del PIL ed altre superstizioni clericali. Certamente non ci alletta quel futuro implicito nella smorfia opaca di un Salvini, nel gesticolare impacciato di un Trump, nella mandibola serrata di un Putin, e nemmeno nella nuvola di fumo psicoattivo di un Elon Musk.
La consapevolezza che sappiamo perfettamente cosa non vogliamo è dimostrata da tutte le realtà che sono nate, rinate e riemerse negli ultimi anni, che lottano contro i grandi ostacoli al progresso dell’umanità: i movimenti femministi e LGBTQ+ che lottano in tutto il mondo contro le nuove recrudescenze dell’ideologia patriarcale e il sessismo in ogni sua forma; i movimenti antifascisti, che per la prima volta hanno acquisito una certa rilevanza persino nel cuore del mostro, negli Stati Uniti; il rinnovato entusiasmo per le rivendicazioni sindacali, dai braccianti del sud agli operai degli hub della logistica, dagli stabilimenti tessili ai lavoratori delle organizzazioni produttive nate e progettate per impedire ogni forma di solidarietà di classe come la gig e sharing economy; vasti e partecipati movimenti contro il razzismo e contro la xenofobia che spalleggiano chi vuole emanciparsi dal colonialismo; movimenti ambientalisti di giovani contro il cambiamento climatico che cominciano a politicizzare seriamente le loro posizioni e così via. Si respira gioia, amicizia politica, complicità solidale, amore e rivoluzione nelle opposizioni determinate di piazza ai teatrini elettorali italiani; nelle barricate dei gilet gialli contro il neoliberismo; nei conflitti metropolitani dei quartieri popolari resistenti e nella complicità contro gli sgomberi degli spazi liberati.
Assieme alle forze oscure dei nazionalismi, delle nuove barriere, del controllo sociale capillare e pervasivo, delle gigantesche entità private che brandiscono poteri economici paragonabili a stati nazionali, negli ultimi anni sono quindi riemerse altre forze, fondate su principi diametralmente opposti, sulla solidarietà, sull’universalismo nelle particolari lotte, sulla collettiva presa di coscienza della impellente necessità di alterare profondamente il mondo, superando il capitalismo. Negli Stati Uniti, per la prima volta in più di mezzo secolo, si spezza il tabù di anche solo menzionare la parola ‘socialismo’. Nel Regno Unito, la coltre depressiva del neoliberismo più cinico mostra delle crepe, nonostante il totale controllo dell’informazione da parte della classe miliardaria. Sappiamo anche un’altra cosa che appare sempre più evidente: senza la nostra partecipazione, senza la nostra azione e le nostre energie, il futuro che rivendichiamo rimarrà per sempre uno spettro, intrappolato in quel mondo a metà tra essere e non essere, nel migliore dei casi restando quello spettro che si aggira per l’Europa (o il Mondo, o l’Universo) che evocava un signore barbuto tanto tempo fa. Sappiamo quindi che è un’attività sterile e controproducente starsene in panciolle a sognare astratti cyberfuturi spaziali, età dell’oro e ideali mondi perfetti senza prendere pienamente atto della nostra condizione, senza una solida coscienza del presente e della storia e senza una più viva preoccupazione per la nostra concreta sorte individuale e collettiva.
???????????? COSA AVVERRÀ? COSA AVVIENE?
Ora poniamoci un’altra domanda: cos’è che non sappiamo?
Non sappiamo il futuro, ovviamente, nessuno lo può sapere. Eppure, anche solo nel porci questa domanda ci rendiamo conto che di futuro non ce n’è uno solo, ma molti. Di fronte a questa moltitudine di futuri possibili, di cui alcuni sono chiaramente scritti nei noti volti dei supercattivi menzionati in precedenza, ci rendiamo conto che pur non potendo conoscere quell’unico futuro che avrà vita materiale, il presente è un prisma di potenzialità inespresse, infestato da fantasmi del passato e fantasmi dei futuri mai realizzati. Possiamo trovare vita altra, pulsante e comunitaria in un presente che ancora va creato qui e ora, ma è già altrove o è già stato altrove. Un nuovo modo di vivere che mai si è visto sul pianeta o un modo di vivere che esiste come eccezione, anomalia del sistema. Possiamo ritrovare futuri iscritti in questo presente. A guardar bene vi sono legami di comunità e vita altra nelle comuni del Rojava, in una periferia autorganizzata e in villaggi dimenticati in giro per il mondo.
Esperienze d’ogni ambito umano specifico, che rifiutano i meccanismi economici e sociali del capitalismo sono presenti ovunque. Danza, sport, musica, ricerca, disegno, agricoltura, cinema, scienze… Dall’abitare al relazionarsi con i propri amici, dal progettare quartieri a cucinare, tutto si può e deve fare in un’altra maniera. Reti italiane, europee e internazionali come quelle dello sport popolare o dei festival delle autoproduzioni sono espressione di quelle comunità dove si “vive bene, liberi, insieme” e si produce socialità, aggregazione e sapere, collettivamente e fuori dalle logiche del profitto. Nuovi modi di esistenza comune e nuovi stili di vita futura ci sono, anche se nascosti. Sono nella vita accanto a noi come in quella del futuro.
???????????? DISEGNAMO COSA VOGLIAMO, IMMAGINIAMO COSA AVVERRÀ
Possiamo immaginare la moltiplicazione dei presenti che vogliamo e progettare i futuri che auspichiamo. Creare, costruire e vivere le nostre esistenze prossime. Possiamo illustrare l’evoluzione prossima delle forme di vita, dei modi di vivere la comunità, delle way of life di gruppi di persone che lottano e/o che vivono assieme. Possiamo pensare come si evolveranno e allargheranno le comunità resistenti e i movimenti sociali suddetti o come questi prenderanno più/il potere. O ancora come si raffineranno i dispositivi futuri del capitale.
Possiamo tratteggiare le forme della vita che si daranno, sia nel nostro prossimo presente che nel nostro lontano futuro. Con le tecniche e le sensibilità di cui disponiamo, possiamo provare a seguire queste tracce, questi residui immergerci nelle loro tortuosità ed effettivamente sbirciare con la mente nel futuro senza dover per forza ricorrere alla magia nera.