B̶o̶r̶d̶a̶!̶F̶e̶s̶t̶ ̶2̶0̶2̶0̶, in cammino con la Rete

L’anno scorso parlavamo del presente, della sensazione di essere a un passo dall’abisso, descrivendo un mondo malato, governato dalla forza distruttrice del Capitalismo, la percezione di trovarsi di fronte a un’irrealizzata, ma già in atto, Apocalisse.
Abbiamo descritto i nostri tempi come una gabbia da rompere che racchiude in sé le possibilità inespresse di mondi migliori, di alternative a una lenta estinzione, individuando segnali di resistenza in quei movimenti, quegli spazi e quelle collettività che mettono in pratica forme di esistenza comune contrapposte al capitalismo.
Con un salto in avanti – flash forward – abbiamo disegnato gli infiniti futuri, dai più catastrofici ai più utopici, dai più lontani, il 3020, ai più imminenti: il 2020.
Le ipotesi di 2020 che abbiamo immaginato in Flash forward (la raccolta di fumetti che abbiamo autoprodotto per la scorsa edizione) oggi appaiono quasi profetiche. L’autoproduzione rivela il tempo e (forse) prevede il futuro.
Ma il 2020 ora è il presente, gli accadimenti di quest’anno ci hanno reso impossibile dare continuità al progetto del festival, quindi rompiamo il silenzio per comunicare a tutte le persone che ci hanno seguito in questi anni che il Borda!Fest 2020 non avrà luogo.
Il Borda!Fest, lo ribadiamo ogni volta, è completamente autofinanziato e organizzato da un gruppo di persone che ogni anno mette il suo tempo, la sua energia e la sua passione nella realizzazione del festival. Le nostre condizioni sono comuni a tanti ragazzi e ragazze della nostra generazione, tra precarietà, lavoretti di ripiego e arrancamenti vari. I primi mesi di quest’anno il mondo è stata investito dall’epidemia di coronavirus che ha reso nulli i programmi a medio/lungo termine. Procedere nell’organizzazione di un festival in questo clima di indeterminatezza, con la minaccia di un ritorno in quarantena in autunno e una situazione che cambia di settimana in settimana, diventa ancora più difficile, se non impensabile. La domanda da porci ci è stata subito chiara: vogliamo adattare il Borda!Fest al nuovo scenario impostoci dall’emergenza?

Sono anni che parliamo di network tra autori e autrici, di festival come luogo di incontro e contaminazione, ci sembra impossibile e antitetico alle nostre idee immaginare il Borda senza momenti di aggregazione offline, sottoporci al distanziamento sociale e assumerci responsabilità sulla salute della nostra comunità. Non possiamo far finta che sia normale migrare un festival così fisico e reale in una dimensione solamente digitale. Non esiste il Borda!Fest senza uno spazio pieno di persone, di banchetti, di disegni, di fanzine, di musica e di affetto. Il 1 maggio 2020 abbiamo cominciato un percorso con gli altri fesival di autoproduzione italiani ed è da qui che vogliamo ripartire:

“Una rete che non è virtuale ma concreta tangibile, fatta di vite che si incontrano e condividono. La rete dei festival dell’autoproduzione, questo circo di nani, freak e mutanti intersezionali, che decidono dei propri corpi e dei propri sessi come del proprio modo di creare le cose. Radicali che vengono da molti margini diversi. Una rete orizzontale, autoconvocata, autogestita, autofinanziata solidale e internazionalista. E ora che il reale ci rigetta ancora di più, costringendoci in separazioni, chiudendoci gli occhi, sentiamo che è il momento di uscire in campo aperto, fare rete per una volta senza nessuna rete di protezione.”

Il nostro cammino prosegue insieme alla Rete, vogliamo elaborare pratiche per dare sostegno al mondo dell’autoproduzione, continuare a dare vita a ciò che abbiamo costruito in autonomia.
La rivolta immaginaria non è ancora sedata.
Le immagini nell’articolo sono di Elena Mistrello, Punxo, Liz Van der Null e Collettivo Mortazza, precedentemente pubblicate su Borda!Zine #5 – Flash Forward.