Dopo Xtraborda…

Dopo la pausa obbligata del 2020, siamo tornatə con un’edizione straordinaria: “Xtraborda”.

Abbiamo scelto di spostare il festival a giugno, per approfittare di un momento migliore per dare luogo all’iniziativa dal punto di vista dell’attenzione alla cura collettiva e delle restrizioni imposte dalla gestione della pandemia.

L’organizzazione e lo svolgimento di Xtraborda sono state a dir poco difficoltose, ma nonostante tutto, siamo riuscitə a mettere in piedi tre giorni di festival a cui hanno partecipato quasi 150 progetti di autoproduzione da tutta Italia. La partecipazione e la solidarietà che abbiamo ricevuto è stata enorme e ci ha dato la forza di capire che il Borda!Fest ha creato attorno a sé una comunità che sa farsi sentire anche quando la città non è illuminata dai riflettori di LC&G.

Quest’anno non ci sarà un’edizione del Borda a fine ottobre come al solito.

Non è facile per noi decidere di lasciare scoperto questo spazio, ma una serie di cose ci ha fatto andare in questa direzione, la difficoltà di organizzare un secondo festival a pochi mesi di distanza da Xtraborda e altri problemi che si sarebbero presentati a causa delle misure anti-covid.

Rimaniamo in cammino, forti di ciò che abbiamo saputo dimostrare quest’anno insieme al resto delle rete dell’autoproduzione, che ha saputo rivivere costruendo una serie di partecipatissime iniziative che si sono susseguite da giugno fino a ottobre.

Ora ci preme prendere parola su quanto successo negli ultimi giorni: il 6 ottobre è circolato un comunicato (https://www.lospaziobianco.it/i-protagonisti-della-self-area-disertano-lucca-comics-2021/) con cui moltə degli usuali partecipanti alla Self Area di LC&G (la zona del festival dedicata al fumetto autoprodotto e alle produzioni indipendenti) hanno deciso di ritirare la loro presenza, vista la scelta del festival di spostare l’area in una zona ancor più periferica del solito e di non ridurre il prezzo degli stand. Il giorno dopo, Lucca Comics, evidentemente in imbarazzo, ha dovuto rispondere in fretta, giustificandosi e spiegando che la Self Area sarebbe stata spostata negli spazi della biblioteca Agorà in centro con partecipazione gratuita. Un modo intempestivo di risolvere il problema e fare pure la figura di chi sta regalando qualcosa, quando si sta solo cercando di salvarsi la faccia. Non si capisce cosa abbia impedito a una manifestazione di quelle dimensioni di prendere la stessa decisione mesi fa, rispettando i collettivi che da anni vi partecipano.

Verrebbe da dire che questi recenti fatti siano la prova definitiva che l’interesse di Lucca Comics per l’area dedicata alle autoproduzioni sia sempre stato pari a zero, qualcosa di poco conto, scarsamente valorizzato e tranquillamente sacrificabile. Ma non crediamo che ci fosse bisogno di una riprova.

Dal 2014, anno della nostra prima edizione, denunciamo l’ipocrisia non solo dell’evento lucchese, ma di tutte le grandi fiere del fumetto, che si rivendicano un’attenzione verso il mondo indipendente e dell’autoproduzione quando poi, nei fatti si parla sempre di aree troppo piccole, troppo costose e troppo decentrate.

Con il Borda!Fest abbiamo voluto costruire in questi anni un’alternativa, per noi l’unica possibile: organizzare direttamente noi un festival dedicato all’autoproduzione.

Autoproduciamo un festival nello stesso modo in cui si autoproducono i fumetti e le fanzine, con le nostre risorse e la nostra fatica, consapevoli che essere indipendenti voglia appunto dire non essere dipendenti da limiti imposti da altri. Negli anni ci siamo messə in rete insieme a una moltitudine di festival, collettivi e singolə che la pensa come noi, con cui abbiamo costruito una realtà che sta veramente dando vita e dignità all’autoproduzione.

Come abbiamo detto, quest’alternativa non ci sarà, sappiamo di lasciare un vuoto, ma non vi preoccupate, il Borda!Fest tornerà a portare a Lucca l’autoproduzione!

Xtraborda! è iniziato!

Borda!Fest – Xtraborda! 7° Edizione è iniziato! Siamo di fronte al Foro Boario, accanto allo Skate Park nel Parco fluviale.
Vi aspettiamo!
Dopo sette anni il Borda!Fest è di nuovo sotto attacco!
Il comune di Lucca e il suo apparato burocratico con una velocità mai mostrata prima ha deciso a due giorni dal festival di negarci l’utilizzo degli spazi promessi dopo una trattativa in corso da marzo. È stato deciso di muovere una guerra senza quartiere ad un festival culturale.
Come abbiamo spiegato ieri, il Borda!Fest ha trovato un’alternativa e ha allestito un nuovo spazio in meno di un giorno all’interno dell’area in gestione alla ASD Calcistica Popolare Trebesto. Eravamo convinti di aver trovato una soluzione nonostante lo scarsissimo preavviso, ma i problemi non sono finiti qui. Incredibilmente il comune di Lucca, che ha la chiara intenzione di non permettere in nessun modo questo pericolosissimo festival di autoproduzione e cultura dal basso, ha inviato un’ulteriore diffida alla Calcistica Popolare in cui si intimava l’ASD a non ospitare il Borda!Fest nel campo Sportivo di Sorbano del Giudice.
Ci troviamo di fronte a un attacco generalizzato alle poche esperienze cittadine che propongono un modello alternativo di cultura, sport e socialità fuori dalle logiche di mercato.
Pensiamo che dopo i due assurdi rifiuti, realizzare Xtraborda diventi un atto politico forte, importante e forse anche più necessario di prima.
Per questo ci rivolgiamo a tutte quelle persone che negli anni si sono mostrate complici e partecipi al cammino del Borda!Fest e chiediamo di partecipare ad Xtraborda! di fronte al Foro Boario.
Dopo un anno e mezzo di forzata inattività, l’extraordinario mondo mutaforma dell’autoproduzione emerge nuovamente nella città di Lucca! Vi aspettiamo!

Xtraborda si sposta! Cambio location!

Xtraborda non si terrà più al Foro Boario in Via per Camaiore, ci spostiamo a Stadio Bardo in via Sorbano del Giudice 20, in uno spazio concessoci dall’associazione che lo gestisce, la Calcistica Popolare Trebesto.
Ieri mattina, tramite un ufficio amministrativo, siamo stati avvisati dal comune di Lucca che non siamo autorizzati ad utilizzare lo spazio che avevamo richiesto per lo svolgimento dell’iniziativa.
Tutto questo dopo aver seguito un lungo e intricato iter burocratico, dopo aver fatto il possibile per avere tutti i requisiti necessari per realizzare il festival in tranquillità attenendosi alle norme anti-covid. Ci siamo trovati di fronte a uffici che non rispondo al telefono, che inviano i documenti da compilare e che sembrano istituiti appositamente per far perdere tempo a chi ha la malaugurata idea di fare qualcosa in questa città senza soldi né raccomandazioni.
L’amministrazione locale per l’ennesima volta mette i bastoni tra le ruote al Borda!Fest, dimostrando ancora una volta la sua inettitudine e mancanza di volontà di agevolare e sostenere iniziative dal basso che faticosamente vengono messe in piedi in un contesto cittadino già prosciugato dalle politiche di turistificazione orientate solo a valorizzare i maxi eventi commerciali.
Ci è stato proposto di spostare l’evento, ma il primo fine settimana disponibile sarebbe stato solo tra due mesi, quindi abbiamo deciso come sempre di continuare per la nostra strada, tenendo fede all’impegno preso con tutte le persone che già avevano dato la loro disponibilità.
Ci vediamo domani, pronti a strabordare!
Ringraziamo infinitamente le compagne e i compagni della Calcistica Popolare Trebesto per la tempestiva disponibilità che hanno dato di utilizzare il loro spazio.

Xtraborda!

Leggi qui il programma dell’edizione

Art: Percy Bertolini

Lo stagno non è una risposta

Da un anno che sembra un’era ci hanno ricacciato in fondo ad uno stagno. Ci hanno versato addosso un liquido denso e spesso che ha riempito ogni angolo disponibile, ogni sacca d’aria, con il quale ci hanno sommerso e isolato. Questa acqua nera ha invaso tutto e, in nome di una vita contraria a se stessa e difesa con gli strumenti della morte, ci ha lasciato soli e muti come pesci. Ognuno, sperduto in questa pece, in questo lago di attesa, è separato da ogni possibilità come dal prossimo. Il freddo di questa solitudine, il ghiaccio di questo vuoto di interazioni, l’asfissiante rinvio e il congelamento di ogni esistenza, sono stati inizialmente mascherati da una favola che, quasi impercettibile, ci siamo costruiti attorno. Infatti, fin dall’inizio, le nostre bolle ce le hanno presentate comode, calde, accoglienti. Ci hanno raccontato che questo rintanarci, questo esodo all’indietro, altro non era che un caldo e rassicurante rincasare, un ritorno alle origini.

Veniamo dagli stagni!, non smettevano di ricordare le voci. E dimostravano la mancanza di alternative nel processo, continuamente invocando uno stagno per ognuno.
A forza di invocare stagni, di questa terra ne hanno fatto una palude. Per farci sopportare queste squallide pozze striminzite, le hanno riempite senza indugio di correnti all’apparenza calde e rassicuranti, che avrebbero dovuto darci, dicevano, almeno l’impressione del contatto, di una continua connessione, del calore amico che provoca una diffusa vicinanza, un abbraccio collettivo. Correnti che ci hanno cullato con contenuti facili e assurdamente a portata, che ci hanno impigrito e impoverito riducendoci a stagnare di fronte all’ultima novità distorta, riproducendo soltanto la superficie immediata delle cose. Flussi continuamente ci passano addosso, scivolano sulle nostre squame, ci riportano numeri, dati, informazioni, indirizzano le mosse delle nostre pinne caudali, ci presentano immagini e notizie degli altri, che oramai, in tutta questa vischiosità, nemmeno sappiamo più se esistono, e ci suggeriscono poi direzioni distorte, false piste e ancora false alternative, vicoli ciechi davanti ai quali non ci rimane che sederci comodi e aspettare. Quando hanno scavato queste tane di melma nelle quali ci hanno ingabbiato, non ci avevano avvertito che le correnti sarebbero state in realtà confuse, inaffidabili, distorte, continuamente disturbate. Sarà questa acqua collosa che ci isola e circonda, mezzo talmente denso da non consentire alcuno scambio, liquido talmente triste ed uguale a se stesso da non concedere che un solo modo di nuotare, e di immaginare e di creare.
Quando ci hanno ricacciato in queste umide caverne del devoniano, ci avevano assicurato che ogni stagno sarebbe stato uguale all’altro, ugualmente comodo e spazioso, che ogni solitudine sarebbe stata per tutti uguale, che questa torba che ci sovrasta avrebbe per tutti pesato allo stesso modo e che l’attesa di tutti avrebbe fatto maturare su una terra rinnovata un albero dai frutti più dolci e asciutti. Ma la vita, come già milioni di anni fa, quattrocento per la precisione, ha sùbito intuito l’inganno reazionario di questo falso futuro continuamente rimandato, un futuro congelato che con la sua lontananza ammazza anche il presente. Perfino gente come noi, della stirpe muta dei pesci, sa che la solitudine è uno dei più grandi lussi e che il rinvio uno dei più alti privilegi. In queste specie di uteri, dove tutto ci è proposto e dato già pronto, dove nulla si può cercare, ed ancora meno valutare e creare, e dove le regole sono già state tutte stabilite da un controllo capillare, siamo atomizzati e soli, davanti alle nostre immagini continuamente riproposte, rinnovate e uguali a loro stesse, paesaggio che non consente che tristezza.
Non crediamo di dire nulla di nuovo, come specie, quando invece urliamo a gran voce che solo l’affermazione della molteplicità, solo il diverso produce una vera, inaspettata gioia. Non c’è ricchezza nella riproposizione del solito. Attraversando sperduti quest’acqua velenosa, che non può che istigarci reazioni invece che ariose azioni, siamo forse già ormai abituati a tutta questa piatta brodaglia primordiale, alla desolazione del silenzio, all’assenza di terra ferma, al restringimento del possibile, alla pesantezza dell’aria, al buio della routine, ad un rinvio infinito che permette solo di rimandare, in un domani assurdo perché promesso come identico allo ieri, uno ieri che non ci spaventa meno dell’oggi.
Ogni rinvio è una forma di tristezza. È per questo, forse, che perfino tra noi, tra la nostra passiva, muta e inerte gente, qualcuno ha deciso che lo stagno non poteva più essere una risposta.
Che il pantano velenoso e opprimente non poteva costituire tutto il nostro orizzonte.
Che le tavole delle successioni e le regole del gioco dovevano essere sconvolte, invertite, cambiate.
Create da zero, con un colpo di coda inaudito, mai visto. Che questa acqua melmosa doveva strabordare, insieme a tutto quello che conteneva. Non si sopravvive solamente di etere e ricordi.
Non si sa quando successe, né se fu opera di uno solo, o piuttosto di molti, di tanti, e tutti diversi, contemporanei colpi di pinna, fiati dei polmoni. La nostra storiografia è ancora acerba ed imperfetta, da migliorare. Ma abbiamo fatto un grande passo, anzi il più importante, il primo.
Siamo balzati fuori dallo stagno.

Bisogna inventarsi l’aria

Il primo passo fu una boccata d’aria. Poi un mettere gambe e piedi più adatti all’occasione.
Quelli di noi che non soffrivano più il rinvio uscirono, ancora bagnati di melma, su quella strada che un tempo era stata la strada dei proto-anfibi. Camminarono timidi accanto ai vecchi dipnoi, ai sarcopterigi, agli amici rhipidisti, ancora una volta per la prima volta. Ri-facendo il vecchio cammino, strada che si inventa percorrendola.
Non crediate di stare assistendo a un grande e banale remake. Almeno non nel senso al quale vi hanno tristemente abituato. Il nostro è uno strabordare verso un ri-fare totale, da capo, di continuo un nuovo inizio, un nuovo balzo che raggiunge nuove regole. Un re-inventare a modo nostro un mondo che si fa a partire dal nostro agire. Ri-scrivere di nuovo tutta quanta la faccenda. La spinta è interna. Autoprodotta.
La stanchezza non fa di certo per noi.
Non ci fu un primo. Ci fu un noi esasperato che uscì fuori dall’ombra del pantano. Fu surreale, riuscire dopo tanto. Costò fatica e sudore. E fu anche, certamente, doloroso. Ci eravamo scordati forse, dopo tutta quella apnea, di come fosse il fuori.
Davanti a noi era un deserto immenso e un grande vuoto. Strade senza gente, palazzi fantasma, posti senza niente. Ma la sensazione che questo deserto fosse così già da prima dello stagno ci prese subito, a noi della nuova stirpe degli anfibi. Saranno i nuovi polmoni, che ci hanno fatto più intelligenti. Il deserto era solamente avanzato, non mutato nella sostanza, magari mascheratosi da palude. Non era esattamente un habitat favorevole. Era un contagio che faceva inesorabili progressi, un’altra valutazione a ribasso dell’esistente. Si respirava un’atmosfera malsana di malaria.
Come nuovi pesci polmonati, ci incaricammo subito di non stare alle regole del gioco. Di non stare a questo vuoto, ma di riempirlo, di farlo brulicare di vita, di accenderlo di nuove esigenze, di nuove esistenze. Anche il vuoto ha, dentro di sé, le sue scintille. La terra del deserto era certo più entusiasmante della palude. Quante cose si possono fare, con un deserto! Il bisogno di aria, di un volare leggero, di quell’alias inatteso che è l’estraneo, ci fece gioire finalmente di tutti i nuovi possibili, di tutti i nuovi incastri. Ci fece rimescolare tutto quanto. Per creare urti, sorprese, sommovimenti. Rinvangare tutta quanta la sabbia e uscire dal seminato, per coprire di polvere le vecchie strade e scoprirne di nuove, mai pensate, innocenti. Necessità attiva, fisiologica per la nostra specie, che migliora l’esistente.
Ci preparammo, allenandoci, facendo le dovute prove e valutazioni. Misurammo tutto quanto lo spazio inspirandolo in una boccata.
Quando lo espirammo, avevamo inventato l’aria.

Assemblare membra

È difficile dire, adesso, com’è qui. Il motivo è che cambia sempre. Tutto. Non ci sono forme fisse. Spunta un arto nuovo ogni momento. L’ambiente vibra di continuo. Qui, ci tramutiamo ogni istante per far fronte, e anticipare, tutto questo mutamento. In ogni metro di sabbia, spunta un nuovo mondo sempre più dinamico. Tutto è sempre in discussione, in creazione, qui.
Abbiamo dinamite per ogni duna, per ogni valle che immaginiamo nel percorso.
Ed ogni nuovo cambiare, ogni nuovo arto, all’inizio magari spaventoso, ve lo concediamo, è un aumentare il ventaglio del possibile. L’aria che inventiamo va ripensata continuamente.
Qui non ci sono previsioni, ma solo visioni e intuizioni, alle quali non ci affezioniamo. Non ci sono certezze, ma solo balzi fuori dal contesto. L’identità l’abbiamo riconosciuta come un vecchio mostro d’acqua.
Qui tutto è una rete, tutto è collegato. Anche le cose lontane si sfiorano, si toccano, sanno, in contatto, di contare. Qui ogni minuzia ha il suo peso d’aria, e l’acqua più pura esce dalle polle più rare e più piccole. Ogni grande logica, ogni forma regolare si sbriciola in questo nostro ambiente.
Qui tutto è scaldato dal calore delle protesi che si sfregano, dalle lingue che si avvicinano vibrando, dalle eccezioni e dalle intersezioni di gobbe, ali, peli, code che si intrecciano con nuovi rituali, allacciano nuovi e favorevoli rapporti verso un futuro che è impastato col presente.
Qui siamo una galassia-fungo che concresce su se stessa. Che evolve ad ogni passo, mutando la pinna in zampa, la zampa in piede, il piede ancora in altro. Quante possibilità in questo agire!
Ogni passo non critica solo il precedente, ma sé stesso. Facciamo mutazioni, e intorno a noi l’ambiente cambia segno. Evolviamo di continuo perché il differente, il verso del nuovo animale, l’abbiamo riconosciuto una risorsa. Un corpo che mette un nuovo pezzo per ogni nuovo pensiero, un corpo che inventa nuovi organi, anche e soprattutto inutili senza valore o tornaconto, un corpo che transita nella trasformazione di nuovi incastri gioiosi e fuorilegge, un corpo che scatta in alto perché ha sparpagliato il suo peso nella rete, un corpo del genere è il corpo che puoi trovare qui.
Qui innestiamo nuovi arti e relazioni, traiettorie impreviste, linee storte, urti, qui ci contaminiamo di continuo ed il contagio è prezioso, sicuro, necessario, perché in ogni urto c’è una scintilla che accende una nuova passione.
Qui non ci adattiamo mai perché la realtà non è mai un dato da subire, ma un modo attivo di percepire e di creare. Diciamo di sì anche all’avverso. Ed anche un nostro no è favorevole.
Qui abbiamo capito che ci dovevamo reinventare, fare il balzo da una a tutte le specie, mutare anche il salto, e far saltare la vecchia differenza tra vicino e lontano, tra uguale e diverso. In realtà qui non abbiamo bisogno di vecchie storie e di vecchie categorie, ce le facciamo e sfacciamo noi continuamente.
Nessuno ci impone leggi. Nessuno che controlli ci deve dare niente. E le vecchie parole, anche, non ci piacciono più, le abbiamo tutte abbandonate in favore di altre, ibride, strane, fuse in modo anomalo, ampie come regole di un gioco senza regole, la nostra salute è il salto nel remoto e nel futuro, nel diverso e inaspettato, il nostro stare insieme è una rete che non si vende, un vivere che è un nuovo raggiungersi.
Volentieri lasciamo indietro ogni assembramento, in favore di un assemblare membra nuove, protesi che immaginano nuovi modi di toccarsi, si allungano ed estendono come radici, prolungamenti che ci sorprendono, nuovi colpi di coda, nuovi dadi senza facce e che non possono perdere.
Cercaci, trovaci, innestati, ma, ancora più difficile, riconoscici. L’avrai capito, ormai: il nostro aspetto non è mai fisso, cambia sempre.
Testo: Francesco Scapecchi. Immagini: Martina Bacher.

Verso Xtraborda!

Ci fermiamo sul più bello?

È passato un anno tra chiusure, zone rosse e restrizioni, nel 2020 abbiamo aspettato fino all’ultimo momento, nella speranza che ci fosse una possibilità di fare il festival mantenendo la nostra presenza parallela a Lucca Comic & Games, purtroppo le circostanze ci hanno costretto a rimanere fermi, così come tutti gli altri festival disseminati in giro per l’Italia che in questi anni hanno animato e fatto crescere la sottocultura dell’autoproduzione. Questa costellazione di iniziative, spazi, persone e legami aveva, fino a poco tempo fa, costruito un mondo sotterraneo attivo e pulsante che travolto da una pandemia e dalle sue conseguenze è rimasto bloccato, in sospeso.

Nelle scorse edizioni abbiamo messo tutto l’impegno possibile per animare la città, per dare alle persone l’opportunità di accedere gratuitamente alla socialità e alla cultura, partecipare a incontri e concerti, portare nel luogo in cui viviamo la realtà controculturale dell’autoproduzione, abbiamo pensato e realizzato un altro modo di intendere un festival e un’altra idea di mondo.

Vogliamo dare continuità al nostro percorso per ciò che rappresenta per Lucca e per ridare l’oppurtunità di esistere al mondo che rappresentiamo, per reintrecciare i vecchi legami e per crearne di nuovi. Riprenderci un po’ di tutta quella socialità che ci è stata sottratta, sentirci di nuovo parte di una collettività e non singoli individui rinchiusi nelle abitazioni, in un ritmo obbligato casa-lavoro-consumo.

Per questo abbiamo intenzione di organizzare una nuova edizione del festival, un’edizione straordinaria: XTRABorda! Un Borda!Fest anomalo, in un altro momento in un altro luogo.

Questa per noi è una scelta molto difficile perchè la nostra identità, anche se non ci è mai piaciuto definirci soltanto come il “contro-festival di LC&G, ha sempre fatto perno sull’essere presenti in città in modo parallelo al maxi evento ed esserne l’alternativa. Sappiamo bene che il Borda!Fest che stiamo progettando sarà qualcosa di radicalmente diverso rispetto al solito, vista la situazione e il cambio di periodo, ma dopo un anno di forzata pausa abbiamo capito che la nostra priorità è continuare a esistere e non potendo fare progetti a lungo termine preferiamo muoverci in un periodo dell’anno in cui sarà probabilmente più semplice fare qualcosa.

Ci vediamo a Lucca a giugno!

B̶o̶r̶d̶a̶!̶F̶e̶s̶t̶ ̶2̶0̶2̶0̶, in cammino con la Rete

L’anno scorso parlavamo del presente, della sensazione di essere a un passo dall’abisso, descrivendo un mondo malato, governato dalla forza distruttrice del Capitalismo, la percezione di trovarsi di fronte a un’irrealizzata, ma già in atto, Apocalisse.
Abbiamo descritto i nostri tempi come una gabbia da rompere che racchiude in sé le possibilità inespresse di mondi migliori, di alternative a una lenta estinzione, individuando segnali di resistenza in quei movimenti, quegli spazi e quelle collettività che mettono in pratica forme di esistenza comune contrapposte al capitalismo.
Con un salto in avanti – flash forward – abbiamo disegnato gli infiniti futuri, dai più catastrofici ai più utopici, dai più lontani, il 3020, ai più imminenti: il 2020.
Le ipotesi di 2020 che abbiamo immaginato in Flash forward (la raccolta di fumetti che abbiamo autoprodotto per la scorsa edizione) oggi appaiono quasi profetiche. L’autoproduzione rivela il tempo e (forse) prevede il futuro.
Ma il 2020 ora è il presente, gli accadimenti di quest’anno ci hanno reso impossibile dare continuità al progetto del festival, quindi rompiamo il silenzio per comunicare a tutte le persone che ci hanno seguito in questi anni che il Borda!Fest 2020 non avrà luogo.
Il Borda!Fest, lo ribadiamo ogni volta, è completamente autofinanziato e organizzato da un gruppo di persone che ogni anno mette il suo tempo, la sua energia e la sua passione nella realizzazione del festival. Le nostre condizioni sono comuni a tanti ragazzi e ragazze della nostra generazione, tra precarietà, lavoretti di ripiego e arrancamenti vari. I primi mesi di quest’anno il mondo è stata investito dall’epidemia di coronavirus che ha reso nulli i programmi a medio/lungo termine. Procedere nell’organizzazione di un festival in questo clima di indeterminatezza, con la minaccia di un ritorno in quarantena in autunno e una situazione che cambia di settimana in settimana, diventa ancora più difficile, se non impensabile. La domanda da porci ci è stata subito chiara: vogliamo adattare il Borda!Fest al nuovo scenario impostoci dall’emergenza?

Sono anni che parliamo di network tra autori e autrici, di festival come luogo di incontro e contaminazione, ci sembra impossibile e antitetico alle nostre idee immaginare il Borda senza momenti di aggregazione offline, sottoporci al distanziamento sociale e assumerci responsabilità sulla salute della nostra comunità. Non possiamo far finta che sia normale migrare un festival così fisico e reale in una dimensione solamente digitale. Non esiste il Borda!Fest senza uno spazio pieno di persone, di banchetti, di disegni, di fanzine, di musica e di affetto. Il 1 maggio 2020 abbiamo cominciato un percorso con gli altri fesival di autoproduzione italiani ed è da qui che vogliamo ripartire:

“Una rete che non è virtuale ma concreta tangibile, fatta di vite che si incontrano e condividono. La rete dei festival dell’autoproduzione, questo circo di nani, freak e mutanti intersezionali, che decidono dei propri corpi e dei propri sessi come del proprio modo di creare le cose. Radicali che vengono da molti margini diversi. Una rete orizzontale, autoconvocata, autogestita, autofinanziata solidale e internazionalista. E ora che il reale ci rigetta ancora di più, costringendoci in separazioni, chiudendoci gli occhi, sentiamo che è il momento di uscire in campo aperto, fare rete per una volta senza nessuna rete di protezione.”

Il nostro cammino prosegue insieme alla Rete, vogliamo elaborare pratiche per dare sostegno al mondo dell’autoproduzione, continuare a dare vita a ciò che abbiamo costruito in autonomia.
La rivolta immaginaria non è ancora sedata.
Le immagini nell’articolo sono di Elena Mistrello, Punxo, Liz Van der Null e Collettivo Mortazza, precedentemente pubblicate su Borda!Zine #5 – Flash Forward.

La Rete dei Festival di Autoproduzione

Nei giorni scorsi ci siamo riuniti con gli altri festival di autoproduzione italiani: abbiamo un piano!
Buon primo maggio!

Illustrazione di Marie Cécile

Usciamo dal silenzio di questi mesi il primo maggio perché questa data è per noi densa di un valore simbolico che vogliamo sia anche una riflessione in questo momento particolare della nostra storia.
I nostri immaginari hanno già visto tutto questo che viviamo: dalla grande epica dell’Eternauta in poi, dove la metafora dell’invasione invisibile era una previsione del fascismo che stava per impossessarsi di quel mondo. Noi abbiamo già vissuto leggendo e disegnando storie di società chiuse, di caste totalitarie e sacche di resistenza che disperate non smettono di lottare. Abbiamo visto deserti e montagne e città multilivello. Ribelli in biciclette riciclate e astronavi scassate ai margini della galassia. E abbiamo visto e conosciamo con chiarezza che la distruzione di questo mondo umano prende il via da quella dell’ambiente, uno sterminio che il capitale determina con freddezza calcolo e brutalità. Il virus è un effetto collaterale di uno stato di cose che sviluppa, e continuerà a sviluppare se non troveremo il modo di fermare questo processo, altre forme di distruzione di massa.
Abbiamo visto che questo virus non ci lascia tutti e tutte sulla stessa barca: la quarantena romantica se la possono permettere dalle loro tenute sempre lo stesso un per cento la cui ricchezza ci impone la nostra quarantena 3×3 metri in una stanza in affitto. Non possiamo aver paura di uscire di toccarci, conoscerci scambiarci: siamo sudore e notti in bianco a lavorare, creare e stampare. La stanchezza non fa per noi siamo sempre pronti a ballare fino al mattino seguente. Non ha molto senso sopravvivere in un mondo in cui libertà e arte sono relegate ai ricordi e all’etere. Sopravvivere non fa per noi. I festival che realizziamo sono ultraluoghi di contaminazione dove le situazioni e le collettività mettono in moto le idee e i processi creativi.
Siamo un’orda di costruttori di immaginari. Non esiste nessun supporto alla sopravvivenza ora per chi lavora in ambiti creativi, siano inventori di opere d’arte o di zine fotocopiate o dalle tecniche di stampa più raffinate. Non esiste supporto perché, mentre noi vediamo e disegniamo tutto, semplicemente siamo fuori dalle orbite del capitale che non vuole e non può vederci. Siamo fuori da ogni obbiettivo. Non siamo una categoria, siamo un mondo che non ha assorbito in silenzio i modelli di vita proposti. Ne abbiamo scavati altri, tra mille difficoltà, fra lavori parrucca e lavoretti, fra lavori sommersi e neri. Ma soprattutto abbiamo deciso di non lavorare se ci era possibile, di progettare autoproduzioni senza editor né editore.
E abbiamo per questo formato un network, una rete che non è virtuale ma concreta tangibile, fatta di vite che si incontrano e condividono. La rete dei festival dell’autoproduzione, questo circo di nani, freak e mutanti intersezionali, che decidono dei propri corpi e dei propri sessi come del proprio modo di creare le cose. Radicali che vengono da molti margini diversi. Una rete orizzontale, autoconvocata, autogestita, autofinanziata solidale e internazionalista. E ora che il reale ci rigetta ancora di più, costringendoci in separazioni, chiudendoci gli occhi, sentiamo che è il momento di uscire in campo aperto, fare rete per una volta senza nessuna rete di protezione.
I nostri festival quest’anno non sono in grado di essere svolti. Il movimento non è permesso, o sarà molto difficile, il contatto che ci permette di condividere e reinventare non è permesso, lo spazio è contingentato: la medicina che ci indicano per curare i nostri mali continua a produrre altri mali più grandi. E senza questi spazi non esistono le relazioni, né possono nascere le contaminazioni che sono il compost su cui mettere in moto comunità e processi creativi. Esiste solo il controllo su spazi desertificati su cui restano accesi solo i fari dei social media e delle app di controllo. Ovvero del capitale delle piattaforme, unico vincente globale di questa segregazione. Alcuni dei i nostri festival sono parte integrante dei centri sociali, luogo reale per questa rete, ma non solo.
Il Forte Prenestino CSOA, Lo Scugnizzo Liberato, Xm 24, ex-Casema Liberata, Macao, sono spazi liberi, unici e indispensabili, sono quei posti in cui molti di noi hanno trovato un gruppo, una casa, vissuto esperienze inimmaginabili, gioito e lottato, sono spazi insostituibili e l’unico futuro che ci immaginiamo è un futuro in cui RESISTONO E SI MOLTIPLICANO.
E allora?
Allora dobbiamo trovare altri modi altre forme per riprenderci quello che abbiamo costruito in autonomia, con pazienza e senza chiedere permesso a nessuno. Pensiamo che questa rete possa essere un sostegno concreto a tutti questi progetti politici, autonomi e fatti di figure imprendibili.
Ogni città un presidio per l’autoproduzione, per la nostra storta bellezza. Ogni festival promuove autoeditoria molecolare. Ma questo è il momento di una apertura ancora più ampia, contaminazione, commistione con altre realtà. Realtà singole e collettive, festival, eventi, librai, etichette musicali, schegge vaganti, pazzi solitari. Unire cellule di rivolta immaginaria.
È il momento che questo circo, questo sideshow mutante, proponga un patto per mettere in giro le nostre mangiatrici di spade e matite, i nostri fachiri di puntine da disegno, i nostri contorsionisti dei fogli di carta.
Questo comunicato oggi, apre una finestra e una prospettiva. Vera però. Una pratica. Abbiamo un piano, o almeno l’inizio di un piano. Torniamo presto a raccontarlo, per capire come possiamo farcela e come le nostre invisibili affascinanti merci disegnate torneranno nelle città, nelle strade, sui muri.
Abbiamo bisogno di tutti e tutte.
Battete un colpo sapete come trovarci.
A prestissimo.
LA RETE

AFA Autoproduzioni Fichissime Anderground / BORDA Fest – Produzioni Sotterranee / Ca.Co.FEST / CRACK fumetti dirompenti – Rome Festival of Drawn and Printed Art / Fortepressa / OLÉ – oltre l’editoria / Ratatà / Sputnik Festival / UE’ Fest / ZAPP – Zona AutoProduzioni Pescara

 

L’avanzata del BORDA!Fest, l’altro festival del fumetto di Lucca

UN FESTIVAL DI RILEVANZA NAZIONALE

Dal 29 ottobre al 1 novembre 2015 si è tenuto il BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee al Mercato del Carmine di Lucca. Il BORDA!Fest è un festival del fumetto e delle produzioni visive, musicali e letterarie dove chiunque può partecipare, senza restrizioni né selezioni. Non si paga per esporre, né si paga per venire a vedere. È un festival autogestito e autofinanziato, organizzato insieme, direttamente dagli autori che vi partecipano, e prende la forma delle persone che ne fanno parte.
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La manifestazione è in stretto contatto con importanti festival del settore quali Combat Comics di Livorno, Inchiostri Ribelli di Firenze, Crack! – Fumetti Dirompenti di Roma, Ratatà di Macerata, Ca.Co Fest di Bari e AFA di Milano. In questa edizione il programma del festival ha visto la partecipazione di fumettisti del calibro di Ratigher e Akab e la presenza, nella mostra mercato e negli incontri, di importanti esperienze di piccola editoria del fumetto e del libro indipendente come MalEdizioni di Brescia, Crossover Gangbang (ad oggi Masnada) ed Eris Edizioni; ci sono state presentazioni di fumetti e libri, un live painting, proiezioni, e tre concerti con artisti della scena underground, lucchesi e non.
Il programma del BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee è stato pubblicato su riviste on-line del settore fumetto-illustrazione di importanza nazionale quali Fumettologica, C4COMIC, Fumo di China e Just Indie Comics. L’edizione 2014 è stata repressa sin dal principio con uno sgombero di polizia e questo ci ha impedito, in parte, di realizzare nella pratica quelle che erano le intenzioni.

Ciò ci ha spinto a scrivere il libro “Rise of the Subterraneans”, manifesto politico e culturale del festival, dichiarazione collettiva d’intenti. All’uscita del volume è seguito un BORDA!Tour tra festival e spazi sociali toscani e italiani per raccontare cosa sarebbe stata l’edizione 2015.

L’edizione 2015 è stata la dimostrazione nella pratica delle dichiarazioni fatte dal BORDA!Fest nel 2014 sulle contraddizioni di Lucca Comics & Games. Questi quattro giorni di cultura nel pieno centro di Lucca, però, non sono un “contro-festival”, come il BORDA!Fest è stato più volte erroneamente definito, ma un “altro festival”, parallelo al Lucca Comics.

LA RISPOSTA AD UN BISOGNO

Le Produzioni Sotterranee difficilmente trovano spazio nei circuiti ufficiali. Con “Sotterranee” intendiamo quelle produzioni – nella maggior parte dei casi autoprodotte – che per loro natura non sono organiche alla cultura di massa. Esse sono indipendenti dalle esigenze di mercato e autonome nei contenuti da qualsivoglia imposizione dall’alto. Sono produzioni mosse da uno spirito di condivisione diretta e frutto della passione dei singoli e dei collettivi, che praticano, con diversi mezzi artistici e senza alcuna gabbia, una libera espressione permeata dalla volontà di descrivere e cambiare il presente.

Gli autori, i collettivi indipendenti e della microeditoria, sono ormai un mondo escluso e deluso dall’enorme sproporzione tra offerta commerciale e culturale di Lucca Comics & Games, sentono pertanto il bisogno di un altro spazio, al di fuori della kermesse ufficiale. Anche per questo il BORDA!Fest è un festival auto-prodotto dagli stessi artisti, che hanno collaborato nella stesura del programma e hanno sfruttato questa opportunità per presentare autonomamente il proprio lavoro, come ad esempio MalEdizioni di Brescia, una casa editrice indipendente che ha apportato il proprio contributo al festival attraverso un dibattito tra i suoi autori. In questo modo è stato soddisfatto il bisogno di visibilità per autori, collettivi, case editrici indipendenti e per gli studenti appena usciti dalle scuole. Per tutti coloro, insomma, che non possono permettersi il pagamento di uno stand o che non riescono a ottenere l’accredito.

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Lucca Comics & Games, infatti, seleziona e decide chi accreditare in base a criteri per noi del tutto opinabili. Per l’edizione 2015 l’organizzazione di LC&G ha dichiarato di concedere l’accredito esclusivamente agli artisti che hanno almeno due pubblicazioni uscite in Italia (o in corso di traduzione) nel triennio 2013-2015, per poi tornare sui propri passi dopo l’innescarsi di un’accesa polemica tra molti autori che si sono visti chiudere le porte in faccia. La questione ha avuto risonanza mediatica sui social networks e sui siti di approfondimento del settore quali il sopracitato Fumettologica.

La polemica, tra gli altri, ha coinvolto Valerio Bindi, autore e parte del collettivo del festival Crack! – Fumetti Dirompenti di Roma. Infatti, a Bindi è stato rifiutato l’accredito per l’edizione 2015, nonostante nel 2009 abbia vinto il premio Gran Guinigi come miglior storia breve, insieme a MP5. Valerio ha intrattenuto uno scambio di mail con Giovanni Russo, il responsabile dell’Area Comics di Lucca Comics & Games sul valore dell’autorialità nel mondo del fumetto che si è conclusa con l’invito, da parte di Valerio, a partecipare al dibattito sull’auto-produzione in programma al BORDA!Fest.
E non sono solo gli autori a essere insoddisfatti del Lucca Comics & Games, anche il pubblico è scontento per la deriva da supermercato della comunicazione visiva intrapresa dal festival. Siamo tutti consci che le infinite code per stringere la mano al proprio autore preferito, scambiare qualche parola o per ricevere un semplice disegno siano inaccettabili. C’è una necessità diffusa di rapporto diretto, umano, autentico, vero tra autore e lettore e di un’orizzontalità tra autore emergente, autore indipendente, autore affermato e appassionato del lavoro autoriale. Per queste ragioni il BORDA!Fest si pone come parallelo e critico rispetto al festival ufficiale, e soddisfa queste necessità: nei giorni del festival è stato possibile per chi attraversava il Mercato del Carmine incontrare personalmente e discutere con numerosi e importanti artisti.

LA RISCOPERTA DEL VALORE SOCIALE DEL MERCATO DEL CARMINE

Il BORDA!Fest non ha avuto un cammino semplice: del resto, creare cultura e socialità indipendente nella città di Lucca è da sempre difficile. Se la prima edizione ha messo i collettivi promotori di fronte ad una scelta radicale: occupare o fallire (quindi non emergere), la seconda edizione non è stata sicuramente più semplice. Da sempre Lucca vive una cronica mancanza di spazi sociali e una chiusura mentale verso tutto ciò che è diverso dalla conformità del normale, e se c’è chi ancora mal digerisce la presenza di cosplayer e il mondo in generale di LC&G, figurarsi le reazioni se un gruppo di cittadini parla di spazi recuperati, autogestiti o addirittura occupati.

Viviamo in una città che non valorizza il bene comune ma specula, costruisce, cementifica e distrugge il Bello e il territorio. Migliaia di metri quadri della città sono aree dismesse, inutilizzate e lasciate morire nell’attesa che qualche speculatore costruisca l’ennesimo palazzone vuoto. In questo contesto si è inserito il BORDA!Fest, ed in entrambe le sue edizioni ha tentato di restituire un bene comune alla società: prima il complesso di Sant’Agostino poi il Mercato del Carmine. Nel 2015, difatti, il festival è riuscito pienamente a far tornare a vivere, dopo anni di abbandono, incuria e inutilizzo il vecchio mercato del centro storico lucchese.

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Il dialogo iniziato ad aprile 2015 con le istituzioni comunali ha messo in chiaro la necessità di uno spazio nel centro storico che riuscisse a irrompere nel monopolio LC&G, un gigantesco evento che assorbe l’intero territorio e che in passato non ha mai lasciato spazio all’emergere del tessuto sociale lucchese. Dopo intensi colloqui e aspri dibattiti siamo riusciti ad ottenere l’assicurazione sul Mercato del Carmine, che per scelta comunale è diventato anche la sede dei concerti serali.

L’autogestione si è messa in moto e dopo aver pagato tutti i permessi richiesti in pochi giorni decine di studenti e lavoratori hanno preso un contenitore vuoto e lo hanno restituito alla cittadinanza sotto forma di festival delle produzioni sotterranee, un’ inedita esperienza che ha permesso a migliaia di persone di scoprire una zona inesplorata della città, gratuitamente accessibile, e con un’importante susseguirsi di eventi, presentazioni, dibattiti, concerti come a Lucca non è mai capitato.
Il BORDA!Fest, tra le altre cose, ha dimostrato cosa può creare una realtà che si autogestisce e che non persegue nessun fine di lucro, ma che si pone come unico obiettivo la necessità di emergere e portare cultura libera e indipendente.
Nella settimana immediatamente successiva alla conclusione del festival abbiamo visto uscire puntualmente, sui media locali, notizie di bandi di assegnazione a privati, e finanziamenti dell’onnipresente Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, quindi, ancora una volta, ci ritroviamo a chiederci se l’interesse del Comune di Lucca sia far vivere uno spazio pubblico con progetti sociali e culturali autogestiti o svendere l’ennesimo pezzo di città.

UN’OFFERTA CULTURALE PER LA CITTÀ DI LUCCA

Il BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee è un momento di scambio culturale molto diverso da Lucca Comics & Games, un supermercato della comunicazione visiva, che pur essendo anche di qualità e d’avanguardia, rimane un festival che occupa fisicamente la città per quattro giorni a fini commerciali e che in questi anni non è riuscito a instaurare alcun rapporto di coinvolgimento con i cittadini riguardo i contenuti della manifestazione.L’approccio al mondo della comunicazione visiva portato da Lucca Comics & Games S.r.l. alla città e ai lucchesi è da considerarsi superficiale perché non ricerca un’educazione alla reale conoscenza del mondo del fumetto, dell’illustrazione e simili.
La componente culturale (ad esempio le mostre, fra le quali le più importanti sono quelle di Palazzo Ducale) è scarsa se paragonata allo spazio e gli investimenti utilizzati per la componente commerciale (Mostra mercato, piazze dedicate alla promozione di grandi multinazionali del cinema e del videogioco). Inoltre le presentazioni di fumetti o progetti editoriali e gli incontri con gli autori sono scarsamente partecipati a meno che non abbiano come ospiti grandi nomi.
Le conseguenze dirette di questa scelta sono verificabili da chiunque. Durante l’evento del Lucca Comics una parte degli esercizi commerciali, cerca legittimamente di adeguarsi alla tematica “Comics”. È evidente come le figure della cultura di massa che vengono utilizzate per attirare il flusso di visitatori perdono ogni valore artistico e culturale in favore della loro mercificazione.
Un’altra conseguenza visibile è quella legata al fenomeno cosplay, in costante crescita. I cosplayer sono accolti nella città con entusiasmo come unico elemento folkloristico, che però sembra ignorare quanto di avanguardia vi sia negli aspetti culturali meno conosciuti e pubblicizzati all’interno della manifestazione ufficiale. In più i giovani lucchesi sono utilizzati esclusivamente come manodopera e se fanno produzioni emergenti non sono integrati nel festival.
Un altro aspetto che allontana Lucca Comics e la realtà sociale è l’assenza di collaborazione tra gli istituti scolastici lucchesi e l’evento. È specialmente grave questa mancanza in rapporto al Liceo Artistico Passaglia, che, oltretutto, ha entrambe le sedi situate in centro, una in Via Fillungo e l’altra proprio dove è situato il padiglione Comics, in piazza Napoleone.
C’è da sottolineare inoltre come il MUF, Museo del Fumetto e dell’Immagine, aperto nei primi anni 2000, fallito nel 2014, e adesso in attesa dei fondi Piuss, sia la dimostrazione dello scarso impegno da parte del Comune di accorciare le distanze tra ciò che Lucca vive durante i 4 giorni del festival e quello che è il rapporto della città con il mondo del fumetto nei restanti 361. Una conseguenza quasi ovvia se pensiamo che il Comune non ha nessuna programmazione culturale (mancando di un vero assessore) e nessuna politica giovanile, primo pubblico e soprattutto produttore del mondo del fumetto.
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Il BORDA!Fest si è posto come un’offerta culturale gratuita per i lucchesi e per chi attraversa la città instaurando un rapporto reale con questa. Al BORDA! la cultura viene prima del profitto e l’offerta culturale è ampia. Si susseguono incontri, i dibattiti, aperti all’intervento di tutti, sono direttamente autorganizzati dagli autori, i collettivi e le case editrici partecipanti. Il festival rappresenta l’unica offerta musicale serale nei quattro giorni di Lucca Comics and Games dando spazio a gruppi musicali di giovani emergenti senza toglierlo ad artisti indipendenti già affermati.

Inoltre il BORDA!Fest nel 2015 ha stretto rapporti con gli studenti delle scuole superiori lucchesi realizzando un disegno collettivo con la direzione creativa dei ragazzi del Liceo Artistico Passaglia. Il festival ha garantito spazio gratuito e possibilità di presentazione del lavoro di autori della provincia di Lucca, della Toscana e di tutto il territorio nazionale.

UN APPUNTAMENTO ANNUALE, VERSO IL BORDA!Fest 2016

Il BORDA!Fest 2015 è stato un successo.
Il primo anno della manifestazione, il 2014, è stato quello dell’emersione dal tombino, logo del festival e immagine che allude alla periferia culturale dove le produzioni emergenti, indipendenti, underground sono recluse. In quella prima edizione la repressione non è riuscita a fermare il festival ma non ha neanche permesso la completa espressione del BORDA!Fest. La manifestazione è nata con l’idea di portare quel tipo di scambio culturale incontrato in altri festival italiani, quali Crack – Fumetti Dirompenti (Roma), in contatto con le migliaia di avventori del Lucca Comics & Games. Con Crack – Fumetti Dirompenti prima e Combat Comics, di Livorno, successivamente abbiamo creato le prime maglie nella rete di contatti che uniscono le realtà dietro i festival del fumetto e dell’illustrazione di tutta Italia.
Ad oggi la rete è in piena fase di tessitura e intreccio. Il BORDA!Fest ha stretto rapporti con decine di autori e collettivi italiani, importanti realtà editoriali e con alcune tra le più influenti manifestazioni culturali underground italiane.
Grazie alla collaborazione dei tanti soggetti coinvolti, l’edizione 2015 è stata la prima con un programma fitto e ben organizzato in uno spazio centrale, un’oasi nel centro storico di Lucca occupato dai padiglioni della kermesse ufficiale.
Il Popolo delle Produzioni Sotterranee, ormai emerso dal Mondo di Sotto, nell’edizione 2015 si è conquistato spazio in superficie chiarendo a tutti, sotto lo slogan “Subterraneans Among Us”, che i Sotterranei sono tra noi.Su questo tema è stata realizzata una storia collettiva di 47 autori, che hanno contribuito con illustrazioni, scritti e tavole a fumetti a completare il racconto contenuto nel primo numero della BORDA!Zine, fanzine delle Produzioni Sotterranee, presentata il primo giorno della manifestazione.
Il tema si è articolato sul bisogno di spazio e movimento e sulle barriere che lo soffocano, dato che oggi più che mai la libertà di autodeterminazione è minacciata dalla paura del diverso.

Il BORDA!Fest -Produzioni Sotterranee si è proposto come luogo aperto e libero, da qui il nostro “Subterraneans Welcome”, in riferimento alla campagna “Refugees Welcome” costruita nell’estate 2015 contro i muri innalzati davanti a chi fugge dalla sua condizione sociale cercando la soddisfazione dei propri bisogni e un’esistenza degna. All’interno del festival abbiamo ospitato una testimonianza diretta delle lotte migranti contro la fortezza dell’Unione Europea: la mostra delle tavole de “La Bolla”, fumetto realizzato da Emanuele Giacopetti per Graphic News, che racconta le vicende del presidio No Borders di Ventimiglia, ad oggi sgomberato.

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Il BORDA!Fest è stato bersaglio di poche e infondate critiche. Una di queste riguarda i sedicenti problemi di sicurezza legati ai ponteggi presenti all’interno del Mercato del Carmine. Questo aspetto è in realtà irrilevante dato il loro inutilizzo nella manifestazione, che ha avuto luogo in questo spazio sotto concessione del Comune di Lucca.

La seconda concerne invece l’“imbrattamento”, come è stata definita l’affissione di opere dei Toxic Exhibition per il BORDA!Fest sui muri di Lucca. Si tratta di illustrazioni realizzate su carta e fissate su muro, opere fatte per essere temporanee e di semplice rimozione.In conclusione, tutte le critiche rivolte al BORDA!Fest 2015 possono essere facilmente confutate da chiunque. Il festival è stato riconosciuto dalla scena sotterranea italiana, dai collettivi meno conosciuti alle case editrici indipendenti fino ad autori ormai affermati anche nell’ambiente mainstream, ha legato con il tessuto sociale lucchese, giovanile e non, e ha fatto parlare di sé fin dentro i padiglioni di Lucca Comics & Games.
Per concludere ci sentiamo in dovere di ringraziare chi ha creduto al festival sin dall’inizio e ha permesso di realizzarlo. I singoli che hanno speso tempo e denaro, gli amici e i compagni per il supporto e l’aiuto nell’autofinanziamento, tutti gli artisti intervenuti, e le band che hanno calcato il palco. I risultati dell’edizione 2015 hanno dimostrato che un festival culturale indipendente, e autogestito a Lucca è possibile e necessario. Sono molti coloro che aspettano il BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee 2016 e sono entusiasti di costruirlo insieme con un nuovo e ricco programma.

Per permettere la conoscenza del festival e il contributo di tutti alla BORDA!Zine #2 tra aprile e giugno si è svolto il #SubterraneanTour 2016, un viaggio tra i festival italiani del mondo di sotto che ha toccato il Ratatà di Macerata, il Ca.Co.FEST di Bari e l’ AFA Autoproduzioni Fichissime Anderground di Milano, Inchiostri Ribelli – Tattoo & Riot Arts di Firenze, il Filler Brigade Tour di Pistoia e infine il Crack fumetti dirompenti di Roma.

#SubterraneanTour 2016 – S(T)IAMO ATTACCATI! Alla repressione e alla disgregazione delle nostre comunità autonome, dove il popolo delle Produzioni Sotterranee vive e cresce, rispondiamo con la resistenza e l’aggregazione. Per leggere il testo completo di #stiamoattaccati, tema 2016 del festival, clicca qui

• I COLLETTIVI PROMOTORI LUCCHESI:
Torpedo Lucca; Area Dismessa 55100; Collettivo Autonomo Studenti Lucchesi; Collettivo Artistico Passaglia
• I FESTIVAL AMICI:
Crack! – Fumetti Dirompenti – Roma; Combat Comics – Livorno; Inchiostri ribelli – Firenze; AFA – Autoproduzioni Fichissime Anderground – Milano; Sleepover Fest – La Spezia; Ca.Co. Fest – Bari; Ratatà – Macerata
• GLI SPAZI SOCIALI AMICI CHE CI HANNO AIUTATO NELL’AUTOFINANZIAMENTO E NEL BORDA!Tour 2015
Exploit -Pisa; Newroz Spazio Antagonista – Pisa; Casa Rossa Occupata – Massa; Teatrofficina Refugio – Livorno; Csa Next Emerson – Firenze; Black Spring Bookshop – Firenze; RDA May day – La Spezia; Csoa Forte Prenestino – Roma; Ex Caserma Liberata – Bari; Circolo dei Baccanali – Carrara
• GLI AUTORI DEL BORDA!Fest 2015
MalEdizioni; Eris Edizioni; BEART Studio; Emilio Caccaman; Lafabbricadibraccia; Zerotrabajolab; Marino Resta; Andrea Bernicchi; Daniele Margara; Luca Brambilla; La Tana di Grotesquer; Zeta Art; MalEdizioni; La Morte ti fa Belva; Crossover Gangbang (Masanada); The Toxic Exhibition; CACCA; Grezzo 2; UOMINI NUDI CHE CORRONO; Alessandro Caligaris; Turi messineo; Akab; TeLe Brucio; Lo – Fi Comics; Ratigher; Elia Buffa; Radio Roarr; Turi Messineo; Alessandro Gori; Nicola Gobbi; Marco Gastoni; Mattia Pagliarulo; Francesco Catelani; Federico Fabbri; Sara Pavan; Stefano Giovannini; Tamara Ronci; Sedi G.; Puck; Block; Mammaiuto; Le Nevralgie Costanti.
• LE BAND del BORDA!Fest 2015
Bologna Violenta; Surgical Beat Bros; Satanic Youth; Macabra Moka; Xabortivex; Terror Shark; Asino; Mainor Dj; Lo Scontro Quotidiano; Easy Action Baby; Hard; Sitar; Dogana Crew; Cronofillers; Funkbrau; Urban Dojo; Dj Acidovic

Sull’autoproduzione

 – In piazza, fuori dal supermercato

Il BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee, con la partecipazione al dibattito “Splendori e miserie dell’autoproduzione”, durante il Combat Comics 2014 coglie l’occasione per esprimersi a proposito di questa pratica.

INTRODUZIONE

Tra tutte le modalità con cui le produzioni sotterranee si diffondono, ci sembra doveroso spendere qualche parola sul concetto di autoproduzione, perché crediamo che questa pratica esprima pienamente quei valori e quell’approccio propri del mondo sotterraneo.
Ovviamente, per parlare di autoproduzione bisogna dapprima stringere il campo d’interesse, data la vastità di ambiti e la molteplicità di sfaccettature che questa parola porta con sé. Se in altri periodi la parola “autoproduzione” è stata strettamente legata a campi, pratiche e ambienti specifici, oggi gode di declinazioni tra le più disparate, riscontrabili in ogni contesto, da quelli prettamente artistici a quelli riguardanti beni più materiali. Questo è indissolubilmente legato a una sorta di reazione frontale e contraria a un mondo sempre più caratterizzato dalla produzione in serie di ogni tipo di bene: l’autoproduzione come risposta all’industrializzazione del mondo, come pratica continua dell’autonomia e dell’autorganizzazione. All’interno dell’ambito artistico, sceglieremo poi di parlare di autoproduzione dal punto di vista della pratica dell’autoproduzione in sé, come spinta personale alla condivisione, all’autovalorizzazione, allo scambio e all’incontro; non tratteremo aspetti quali il ruolo delle produzioni indipendenti nel mercato odierno o questioni che ci appaiono dispersive o comunque non pertinenti alla nostra riflessione.

UNA NECESSITA’ PERSONALE

A un livello materiale, l’autoprodursi consiste nella pratica di realizzare un oggetto attraverso mezzi propri, derivanti dalle risorse e capacità che si hanno a disposizione, in maniera autonoma e indipendente rispetto a produttori e investitori esterni.
Questa pratica, di per sé banale come banale può essere fotocopiare delle pagine e spillarle assieme, implica al tempo stesso una necessità interiore e l’abbattimento di necessità esterne. A livello personale, la decisione di rendere pubblico e distribuire un proprio lavoro a prescindere dai mezzi e dai canali che si hanno a disposizione, significa rispondere a una propria necessità di comunicazione, che va a braccetto con un’implicita affermazione di se stessi. Attenzione: questo niente ha a che fare con meccanismi di autocelebrazione di sorta.
Comunicare -comunicare se stessi- è sempre un’affermazione di sé, della propria prospettiva, della propria esistenza. Significa dar valore a quel che si è, a quel che si pensa; significa non rinchiudersi nella prigione della paranoia e dell’autoboicottaggio: tirarsi fuori dal cassetto e darsi agli altri; rispondere a una necessità personale e non scontata, ma che se presente assume i tratti di un imperativo. Affermare se stessi -comunicarsi- è in sostanza far dono di sé agli altri, mettersi a disposizione. Autoprodursi significa non avere nessuna necessità di far ricorso a mezzi esterni o mediazioni per far questo.

PROPORRE SIGNIFICA PROPORSI

Proporre un nostro lavoro perché ci rappresenta, perché ci piace, significa non aver bisogno che sia uno standard qualitativo o il gusto comune a dar valore a ciò che facciamo: proporre un nostro lavoro senza legittimazioni di mercato perché in questo ci riconosciamo.
Significa credere che valga la pena condividere ciò che amiamo, ciò che ci diverte fare, significa credere che sia un modo per conoscersi: significa dar valore all’incontro. La pratica dell’autoproduzione è, almeno nelle sue fasi iniziali, al suo livello più particolarista, una pratica artigiana, e in quanto tale si diffonde: se possiedi una mia copia, una mia stampa, un mio oggetto, sarà perché ci saremo incontrati, avremo parlato, o al massimo qualcuno ti avrà parlato di me.
Si tratta di una pratica artigiana che prevede l’incontro di persone, una comunicazione, un legame.

UNO SCAMBIO PARITARIO

Il mondo dell’autoproduzione prevede uno scambio paritario, andando a inficiare il concetto di venditore e acquirente, giacché prevede che ambo le parti ricoprano un ruolo attivo, sia da parte di chi propone, sia da parte di chi cerca. L’acquirente smette di essere semplice acquirente, diviene un cercatore: si tratta di un rapporto paritario in cui nessuno potrebbe condividersi se non ci fosse una controparte attiva, uno scopritore che innesca lo scambio con il proprio interesse, con la propria curiosità verso l’altro.

OGGETTO, NON PRODOTTO

Si può forse dire che anche a livello del tradizionale mercato editoriale si assista a uno scambio, che prevede il “ricevere” da parte di autori ed editori, ma non crediamo sia la stessa cosa. E questo, si badi bene, non perché si voglia fare facile retorica di demonizzazione del denaro (ricevere supporto economico per il proprio lavoro è ciò che ci per- mette di continuare a farlo), ma per alcune sottili, sostanziali differenze insite nel mondo dell’autoproduzione.
Il soldo pagato non è più il prezzo che costa possedere un determinato oggetto, ma un riconoscimento del valore di chi l’ha fatto con il suo ingegno, con la sua capacità; all’impeccabilità della produzione in serie l’autoproduzione antepone il gusto per il particolarismo artigianale. Si tratta di un tipo di produzione che valorizza “l’oggetto” anziché il “prodotto”, dove l’errore, il difetto, sono veicolo di unicità, non causa di invendibilità.

 

LA QUALITA’, LA RICERCA

A una lettura superficiale, questo discorso potrebbe sembrare un’apologia dell’approssimazione, della mancanza di qualità, ma crediamo, invece, che implichi l’esatto opposto. La libertà da vincoli editoriali come gli standard contenutistici, gli standard di formato, come gli standard narrativi o estetici significa la libertà di ricerca in ognuna di queste direzioni, e quindi sia libertà di espressione relativa a forme e argomenti nuovi, sia ricerca di qualità in gusti e tecniche differenti.
Anche quando l’autoproduzione ha fatto della mancanza di qualità la propria bandiera, si è trattato -almeno con il senno di poi- di un passaggio di rottura perfettamente coerente con il continuum del percorso culturale. Rottura che, peraltro, si presenta e si è presentata più volte nella storia di ogni ambito artistico. La lingua stessa con cui parliamo, quella colta dei letterati di oggi, in fondo non è altro che la lingua rozza e volgare degli analfabeti di un tempo.

UN AMBIENTE “ALTRO”

Arrivati a questo punto di argomentazione, si potrebbe credere che ci si ponga su una piattaforma di opposizione trasversale ad ogni forma di pubblicazione classica, non artigiana o indipendente. Si potrebbe credere che si giudichi bassa, semplicistica o banale la proposta offerta dai canoni- ci circuiti editoriali; non è un caso che BORDA!Fest sia stato definito più volte come il “contro-festival” del Lucca Comics, data la sua contemporaneità rispetto alla rassegna lucchese. Eppure noi ci siamo sempre definiti, come ribadito anche nella conferenza stampa, come un “altro festival”.
Sì, perché qui nessuno vuole demonizzare il fatto che il prodotto indipendente incontri il favore del grande pubblico, almomento del cambiamento dei gusti di mercato. Nessuno critica il riconoscimento e i meriti assegnati a chi produce lavori di qualità, intelligenti, divertenti, emozionanti.
Questo ci sembra naturale e dovuto nei confronti di chi fa cultura, di chi ha saputo dare e creare qualcosa che vale per molti. Da qui l’esigenza di “un altro festival”.

 

FUORI DAL SUPERMERCATO

Tornando al tema, e ricollegandoci all’inizio mentre tiriamo le fila del discorso, abbiamo in partenza visto come l’autoproduzione nasca da un’esigenza di condi-visione di sé e da una valorizzazione di ciò che siamo, di ciò che facciamo. Decidere di proporre agli altri ciò che facciamo nel tempo libero, ciò che ideiamo e su cui fantastichiamo, ciò che ci rappresenta, è un atto istantaneo e primitivo, simile al bambino che porge la propria palla agli amici per condividere la gioia del gioco. In quel gesto indirizzato all’altro, è contenuto quello spirito profondamente e limpidamente umano che ci contraddistingue, ma che abbiamo dimen- ticato crescendo in un mondo a tal punto stratificato, fatto di standard, divisioni, etichette, di false necessità, e che abbiamo poi cercato di recuperare spezzettandolo e ricodificandolo in una lunga serie di valori etici, politici, morali.
Ma come spesso accade è una semplice azione che in se stessa veicola mille concetti complessi. Un’azione semplice come condividere la propria passione, come incontrarsi. Ci è sembrato fosse giusto celebrare questo spirito, e ciò che nasce da questo, perlomeno nel campo artistico della grafica, del fumetto, della musica, della comunicazione.
E ci è sembrato necessario farlo in maniera autonoma e indipendente, naturale e autorganizzata come naturale e autorganizzato è il mondo dell’autoproduzione. In piazza, fuori dal supermercato.